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Emila e Romagna: aree distinte nell’identità ma accomunate da tante cose, dal cibo ai vini, dall’ospitalità ai monumenti, dai motori alla vita notturna della costa e dell’entroterra…
L’Emilia-Romagna corre lungo la millenaria via Emilia, di origine romana, voluta dal console Marco Emilio Lepido nel 187 a.C. per collegare Rimini e Piacenza. Tocca 10 città d’arte, con il loro patrimonio di monumenti e l’entroterra ricco di borghi, rocche e castelli e infiniti itinerari tematici vi si snocciolano intorno: luoghi del cinema, 18 cammini di pellegrinaggio, 17 parchi naturali, 11 parchi divertimento e gli altrettanti parchi avventura, 110 km di spiagge attrezzate, 24 stabilimenti termali, le attività sportive, gli itinerari in bicicletta. Il tutto, condito da 44 prodotti tra DOP e IGP, a partire dal Parmigiano Reggiano, noto in tutto il mondo.
Bologna, capoluogo, ruota intorno ad un centro storico la cui caratteristica sono le torri, un tempo simbolo di potere delle famiglie nobili, e ospita la seconda Università più antica del mondo. Qui la tavola è sacra, dai salumi ai formaggi, passando per la pasta. E la bella vita riesce naturale: monumenti e shopping, movimento e locali. Una città tutta da esplorare per capire l’arcobaleno di situazioni che offre.
Lungo la via Emilia, a Nord, si trova Modena, con i suoi salumi, la Ghirlandina, il bel centro storico, la tradizione dell’aceto balsamico, la Ferrari…
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Reggio Emilia, è conosciuta come Città del Tricolore: qui, nel 1797, i rappresentanti delle città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara, riuniti in Congresso, adottarono il tricolore bianco, rosso e verde come vessillo ufficiale della Repubblica Cispadana. Oggi è nota per la gastronomia, la qualità di vita e anche per l’arte, con la seicentesca Basilica della Ghiara e il famosissimo Teatro Municipale Valli.
Parma è una città “ducale” che vive nella memoria di Maria Luigia d’Austria, con la splendida Piazza del Duomo, il Palazzo della Pilotta che contiene due capolavori, il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale. La cucina, di per sé, come in tutta la regione è un monumento.
Piacenza, l’ultima provincia ai confini con la Lombardia, è piena di chiese, con la bella Piazza Cavalli e il Palazzo del Governatore.
Non va dimenticata Ferrara, dove la presenza degli Estensi aleggia ancora sullo splendido castello, su Palazzo dei Diamanti e la cinta muraria. Una città a misura d’uomo, ciclabile, in cui si respira ancora l’aria degli scritti di Giorgio Bassani.
Poi c’è la Romagna, con Ravenna, tre volte capitale imperiale: dell’Impero Romano d’Occidente, di Teodorico Re dei Goti, dell’Impero di Bisanzio in Europa. Mosaici e chiese, collegati da strade ciclabili molto praticate, dal mausoleo di Galla Placidia alla basilica di San Vitale e a quella di Sant’Apollinare, passando per il Mausoleo di Teodorico. E la tomba di Dante, oltre a molto altro.
L’ultima nata è la provincia di Forlì Cesena, che rappresenta la vocazione balneare della regione, da sempre capitale del mare estivo.
Queste le città, tutte permeate di arte e storia. Ma anche l’entroterra offre spunti appenninici unici.
Basta perdersi per le colline attorno a Parma, oppure nel Modenese, dove sui pendii un po’ più alti si scia, come a Bologna sul Corno alle Scale.
Imola, oltre all’autodromo, offre un comprensorio vinicolo ondulato: tutto un mondo da scoprire nelle “valley” di queste regione. Qui le “valley” sono un sistema: c’è quella delle produzioni locali di tutto ciò che è manducabile, la cosiddetta food valley, e c’è la rombante motor valley, dove la passione per la velocità è legata ai marchi storici come Ferrari, Ducati, Dallara, Morini, Maserati e Lamborghini e alle piste e agli autodromi come Imola e Misano Adriatica.
Non sfuggono, poi, zone di rara suggestione come il Delta del Po, e il suo parco naturale, che prelude al mare su cui si affacciano località balneari come i lidi Ravennati, i lidi Ferraresi e, più a Sud, tutta quella fascia di piccole località costiere come Milano Marittima, Cesenatico, Rimini, Riccione, Cattolica solo per citare le più note, che hanno fatto la storia della Riviera Romagnola.
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Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, e il colle di sopra bianco di neve ride.
Giosuè Carducci
Si diceva del cibo: qui è sacro. Non a caso, a fianco del soprannome la “Dotta” (per l’Università), Bologna è nota anche come la “Grassa”: tortellini, tagliatelle, lasagne, ragù, mortadella (con o senza pistacchi) e tanto altro. E in tutta l’Emilia, varianti sul tema: tortellacci con zucca a Ferrara, agnolotti e cappelletti in ogni dove e salumi di tutti i tagli e sapori, dal prosciutto di Parma al culatello di Zibello, dallo strologhino alla salama ferrarese, e ancora la spalla cotta, i ciccioli secchi e freschi, la coppa di Piacenza, zampone e cotechino… Del maiale non si butta niente, si dice da queste parti!
La Romagna è il regno della piada, che sta bene farcita con qualunque cosa dal cioccolato alla peperonata, per non parlare del formaggio di fossa e tante altre prelibatezze nate al di là del Rubicone.
Per annaffiare il tutto serve vino in abbondanza, e allora via, alla ricerca delle cantine e delle produzioni migliori. Se l’Emilia è legata ai vini rossi frizzanti come il Lambrusco, fra i quali il più noto è quello di Sorbara, la Romagna risponde con il Sangiovese e si allarga sul bianco con l’Albana e la Rebola.
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