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I deserti dell'Oman
I deserti dell'Oman

Living Oman

I deserti dell'Oman

L’Oman è il Paese dei grandi deserti, distese di sabbia o rocce che si estendono a perdita d’occhio.
Si narra che quando Allah suddivise l’universo in quattro parti, nacquero il cielo, la terra ed il mare. Il quarto spazio rimase vuoto e diede vita al “quarto vuoto” o Rub ‘al-Khali, un deserto secondo per grandezza soltanto al Sahara. Questa enorme e non del tutto esplorata porzione arida della Penisola Arabica si trova tra l’Oman nord occidentale e l’Arabia Saudita ed occupa una superficie superiore a quella della Francia. Il Quarto Vuoto non è abitabile, ma la scoperta di ricchi giacimenti petroliferi ha attratto l’interesse su questa zona. Qui sopravvive soltanto la boswellia, l’albero dell’incenso, che cresce nella regione di Rakyhut, vicino al confine con lo Yemen. Per esplorare il Quarto Vuoto, la cosa migliore è partire da Salalah, nel Sud del Paese.

Più accessibili sono invece le sabbie di Sharqiyah, conosciute anche come Wahiba Sands, che sono situate a sole due ore di macchina da Muscat. Queste dune, che sembrano spingersi oltre l’orizzonte, arrivano ad essere alte anche 100 metri e sono in continuo movimento: i venti ne modellano le forme e animano un paesaggio tanto mutevole quanto surreale. Attraversare le Wahiba Sands da Nord a Sud ti consente di arrivare fino al mare d'Arabia dopo una spettacolare corsa di 170 chilometri su piste sabbiose.

Oltre a questi due grandi deserti, l’Oman ospita anche l’hamadas, il deserto roccioso di Jiddat el Harassis, noto per essere uno dei posti al mondo dove è più facile trovare meteoriti, per via della superficie rimasta immutata nello scorrere dei secoli. Altro deserto è il sabkha, il lago salato di Um Al-Samin: quasi totalmente privo di vegetazione, è forse il più inospitale, tanto da essersi meritato l’appellativo di “madre del veleno”.

Il popolo omanita da sempre convive con questo ambiente: già a partire dal 2500 a.C. elaborò una complessa opera idraulica per trasportare l’acqua attraverso gli aridi deserti. Gli aflaj, oggi patrimoni dell’UNESCO sono canali scavati nel terreno che sfruttano la gravità per far scorrere l’acqua dalle sorgenti sotterranee di montagna fino alle fattorie situate a valle. Ce ne sono ancora circa tremila il funzione, ma alcuni aflaj ormai secchi sono rimasti in uso come piste per solcare i deserti a bordo di un fuoristrada.

Ai margini dei deserti, poi, nei secoli sono sorti città e villaggi che ne costituiscono le porte di accesso. Ad esempio, Nizwa, sferzata dal gharbi, un vento caldo che proviene dal deserto, è certamente il più importante punto di partenza per la zona di Wahiba Sands. In città domina il possente forte costruito nel Seicento, il più grande della penisola arabica: con la sua torre di guardia dal diametro di 45 metri che si erge per oltre 30 metri rispetto al resto della fortezza. In tutto il Paese numerosi sono i forti e le fortezze che costellano i deserti e indicano la strada, segni indelebili di come la civiltà omanita da sempre abbia provato a domare le immense distese del deserto.

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