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Il territorio della Bolivia è abitato da oltre diecimila anni: le popolazioni andine, confrontandosi con l'altitudine e con condizioni ambientali difficili, praticavano soprattutto agricoltura e allevamento, mentre le popolazioni dei bassopiani tropicali addomesticarono la natura con grandi opere di ingegneria idraulica così da convivere con le frequenti piene dei numerosi grandi fiumi. La città di Tiahuanaco, sulle sponde del lago Titicaca, tra il 200 a.C. e l'800 d.C. fu il punto di riferimento politico e culturale per le popolazioni aymara dell'area andina della Bolivia, e estese la propria influenza su parte degli attuali Perù e Cile, costituendo una federazione.
Dopo il declino della civiltà Tiahuanaco, la cui struttura economica e politica ha probabilmente sofferto dei cambiamenti climatici che portarono all'inaridimento delle aree coltivabili, parte del territorio venne annesso all'Impero Inca, a metà del 1400. Gli Inca, che governavano da Cuzco, in Perù, non imposero però i propri costumi alle popolazioni aymara boliviane, libere di conservare e tramandare le proprie tradizioni.
I primi decenni del XVI secolo aprirono la strada alla dominazione spagnola, avviata da Francisco Pizarro. L'Impero Inca venne sottomesso in breve, le ribellioni degli anni successivi vennero represse e il territorio dell'attuale Bolivia venne esplorato e denominato, nel 1542, Vicereame del Perù. A tutti gli effetti colonia spagnola, il territorio venne sfruttato dagli Europei per la ricchezza di risorse minerarie, innescando un processo di strutturazione amministrativa ed economica.
Alla fine del XVIII secolo, i criollo, cittadini di discendenza europea nati in Sud America, di fatto motore dell'economia locale, iniziarono a manifestare il proprio dissenso rispetto alla dipendenza dalla Spagna. L'inizio del 1800 fu segnato da rivolte e dalla guerriglia per l'indipendenza e nel 1825 la Bolivia divenne una repubblica autonoma, il cui presidente fu Simón Bolívar, uno dei più significativi protagonisti della storia dell'America Latina.
Gli anni trascorsi dall'indipendenza ad oggi sono stati caratterizzati da una forte instabilità, sia rispetto agli stati vicini, per la definizione dei confini e la gestione delle risorse del territorio, sia internamente, fra squilibri sociali e dipendenze dalle potenze straniere, colpi di stato e azioni di ribellione. Fu la rivoluzione del 1952, ad opera di Víctor Paz Estenssoro e del Movimento Nazionalista Rivoluzionario, a determinare l'avvento del suffragio universale, esteso dunque alla popolazione indios, una riforma agricola mirata a tutelare gli strati più poveri, la nazionalizzazione delle risorse minerarie, sottratte allo sfruttamento che fino a quel momento era appannaggio di pochi privilegiati. Nonostante le riforme, la Bolivia continuò a vivere una turbolenta seconda metà del XX secolo, fatta di repentini passaggi di potere e di asservimento agli interessi delle potenze straniere.
Alle elezioni del 2005 Evo Morales diviene il primo presidente boliviano di origini amerinde. Nel corso dei suoi tre mandati lo stato ha riguadagnato un ruolo centrale nella gestione dell'economia e la Bolivia è riuscita a ridimensionare la povertà estrema e l'analfabetismo, mentre la popolazione indigena ha assunto un ruolo più determinante nella società.
A seguito di un colpo di stato, a fine 2019, la Bolivia è stata retta da un governo provvisorio di centro-destra, per poi tornare di maggioranza socialista.
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