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La prima testimonianza di un insediamento umano risale al 6000 a.C.: nella zona di Battambang sono stati rinvenuti manufatti in terracotta. Gli abitanti di queste terre, una volta stabilizzati in insediamenti permanenti, si nutrivano di pesce e riso e vivevano in abitazioni su palafitte.
Dal I al VI secolo, gran parte della Cambogia apparteneva al regno di Funan, uno dei più antichi del Sud-Est asiatico, che svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo delle istituzioni politiche, della cultura e delle arti dei futuri stati khmer. Tuttavia fu l'era di Angkor, che ebbe inizio nell'VIII secolo, a trasformare radicalmente il regno in una civiltà votata alla religione e all'arte. Dopo il XIII secolo questa civiltà, indebolita da lotte dinastiche, venne di volta in volta minacciata da invasori, soprattutto Thai, fino al XIX secolo.
Dopo alcune battaglie navali, nel 1863, venne firmato un trattato che sanciva la creazione del protettorato francese. Nel 1884 i Francesi obbligarono il re Norodom a siglare un altro accordo che trasformava il Paese in una colonia. Seguì poi un periodo di relativa calma.
Nel 1941 le autorità francesi designarono alla carica di re della Cambogia un giovane principe di 19 anni, Sihanouk, sperando di poter controllare facilmente un giovane inesperto. Si trattò però di un grave errore di valutazione: gli anni che seguirono il 1945 furono segnati da aspri conflitti e dal declino del potere coloniale francese, già indebolito dalla guerra con i vicini Vietnam e Laos.
La Cambogia proclamò la propria indipendenza nel 1953 e il re Norodom Sihanouk continuò a dominare la scena politica nazionale per gli anni successivi, prima di essere spodestato dall'esercito. Nel 1970 le truppe americane e sudvietnamite invasero la Cambogia per sradicare le forze comuniste vietnamite e il sovrano, in esilio a Pechino, si riorganizzò con i Khmer Rossi di Pol Pot. Dopo la riconquista del potere, nel 1975, si procedette alla deportazione nelle campagne o all'eliminazione sistematica di milioni di Cambogiani, soprattutto quelli più istruiti: l’idea era quella di trasformare il Paese in una cooperativa agraria di stampo maoista, dominata dalla classe agricola. Solo l'invasione vietnamita della Cambogia pose fine al regime dei Khmer Rossi nel 1979, invasione a cui seguì un decennio di controllo da parte dell'esterno.
Fortunatamente, gran parte della cultura cambogiana è sopravvissuta alla politica della tabula rasa attuata da Pol Pot nei confronti della storia. Oltre ad aver ucciso più di due milioni di persone, i Khmer Rossi hanno distrutto un'infinità di opere d'arte, statue e libri. Alcuni famosi esemplari architettonici dell'era di Angkor, come l'Angkor Wat e l'Angkor Thom, sono usciti relativamente illesi dalla loro furia distruttrice. Danza e musica tradizionali, estremamente originali e antiche, allo stesso modo, sono state messe al bando dal regime di Pol Pot: se l'eredità musicale si è saputa tramandare nonostante i tentativi di soppressione, la danza ha sofferto dell'eliminazione sistematica di una intera generazione di ballerine e di lavoratori dello spettacolo. Solo dopo la deposizione del regime si è potuto tentare di ricostruire questo patrimonio culturale.
Verso la metà del 1993, le elezioni condotte sotto l'egida dell'ONU portarono alla creazione di una nuova costituzione e al reinsediamento di Norodom Sihanouk al trono cambogiano. I Khmer Rossi boicottarono le elezioni, si rifiutarono di partecipare ai colloqui di pace e proseguirono nell'acquisto di grandi quantitativi di armi dalle maggiori autorità militari cambogiane. Nei mesi seguenti alle elezioni venne promulgata un'amnistia in favore di tutti coloro che avevano abbandonato le fila dei Khmer: le prime defezioni si ebbero nel 1994, quando i Khmer Rossi furono dichiarati criminali dal governo cambogiano. Nel febbraio del 2002, nonostante cinque anni di trattative tra l'ONU e il governo cambogiano, è fallito il tentativo di istituire un tribunale, composto anche da membri di altre nazioni, per giudicare i crimini di guerra compiuti dai Khmer Rossi.
Questi ultimi decenni, nonostante l'instabilità politica sofferta anche a livello internazionale, hanno spinto la Cambogia ad una timida crescita in termini economici, da attribuire soprattutto al capitale straniero e allo sviluppo del turismo.
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