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Giappone: un po' di storia
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Giappone: un po' di storia

La storia del Giappone ha origini oscure: abitato fin dal XI millennio a.C., secondo una tradizione elaborata nell'VIII secolo d.C. sarebbe stato fondato nel 660 a.C. dall'imperatore Jinmu. Fonti storiche più attendibili testimoniano invece che i discendenti delle tribù che abitavano le isole si diedero una struttura imperiale solo molti secoli dopo. L'influenza della cultura cinese, che si manifestò in primo luogo con l'introduzione del buddismo, fede che andò affiancandosi allo shintoismo, la religione tradizionale giapponese, determinò l'adozione di una struttura imperiale centralizzata, con capitale Nara, nel 710 d.C., e Heian Kyo, l'attuale Kyoto, nel 794 d.C.. Questa struttura imperiale, tuttavia, era minata da poteri locali in ascesa: fra questi, la famiglia dei Fujiwara che, dal X secolo, esercitò di fatto il dominio su gran parte del Giappone, a cui seguì il dominio da parte della famiglia Minamoto, a partire dal 1185. È questo il periodo della dittatura militare dello shogun, il comandante dell'esercito, e dei samurai, la classe sociale dei guerrieri.

La fine del XIII secolo è identificata dagli storici come l'inizio del Medioevo del Giappone: l'avanzata dei Mongoli creò turbolenze, i signori feudali, i daimyo, consolidarono il loro potere, insieme ai maggiori monasteri buddisti, dotati delle loro forze militari. Per un lungo periodo si alternarono al potere dei rappresentanti della classe militare. A metà del XVI secolo, però, si stabilirono i primi contatti con i Portoghesi: oltre a tentare di introdurre il Cristianesimo, i Portoghesi accelerarono l'ascesa al potere delle signorie feudali e degli emergenti ceti urbani dei borghesi e dei mercanti.
La reazione della dinastia al potere, i Tokugawa, fu quella di una estrema chiusura: questo atteggiamento durò per due secoli, il cosiddetto periodo Edo, fino al 1854, quando il commodoro Matthew Perry e le cosiddette "Navi Nere" della marina degli Stati Uniti forzarono l'apertura del Giappone all'Occidente con la Convenzione di Kanagawa.

Solo pochi anni dopo, lo shogunato venne deposto ed ebbe inizio il periodo Meiji: venne ripristinato l'Impero, sotto la cui guida si portarono avanti riforme importanti come la promulgazione della Costituzione, l'istituzione del sistema parlamentare, l'adozione di un esercito moderno e soprattutto una importante modernizzazione dell'agricoltura e del comparto industriale. Nel corso del periodo Meiji il Giappone riuscì anche a ritagliarsi un ruolo di primo piano nello scacchiere orientale, conquistando vittorie sulla Cina e sulla Russia per delineare nuovi confini e accedere alle risorse naturali. 
La Prima Guerra Mondiale permise al Giappone, che combatté al fianco degli Alleati vittoriosi, di espandere la sua sfera di influenza in Asia e i suoi possedimenti coloniali nel Pacifico. Il Giappone attaccò nuovamente la Cina nel 1937, iniziando così la seconda guerra sino-giapponese. In risposta a queste politiche aggressive, alcuni stati occidentali, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito e i Paesi Bassi, imposero sanzioni e un embargo delle forniture di petrolio.

Il 7 dicembre 1941 il Giappone, senza dichiarazione di guerra, attaccò la base navale statunitense ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawaii, distruggendola in gran parte. Quest'azione determinò l'intervento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti risposero con bombardamenti strategici su città come Osaka, culminati con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Questi attacchi, che costarono al Giappone milioni di vite e distrussero gran parte della rete infrastrutturale e del sistema industriale, portarono alla conclusione della guerra. Il 2 settembre 1945 il Giappone accettò una resa incondizionata, a cui fece seguito l'organizzazione di un tribunale militare per perseguire i crimini di guerra. L'Imperatore Hirohito ricevette l'immunità e mantenne la propria posizione.

Nel 1947 il Giappone adottò una nuova costituzione pacifista, cercando la cooperazione internazionale, incoraggiando il rispetto dei diritti umani e le pratiche democratiche. Risorto dalle proprie ceneri, il Giappone è, al giorno d'oggi, una delle più grandi potenze economiche del mondo.

Lo tsunami provocato dalla più violenta scossa di terremoto mai registrata in Giappone, l'11 marzo 2011, ha prodotto devastazioni e causato la morte di oltre 25.000 persone, e sollevato interrogativi circa la sicurezza delle centrali nucleari del Paese, alla luce del disastro verificatosi nell'impianto di Fukushima Dai-ichi, sulla costa Est.

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